Ambiente

Il popolo di Mauritius dona i propri capelli per salvare il mare dalle tonnellate di carburante che si stanno riversando dalla petroliera incagliata

Un popolo fiero e coraggioso che si pone in prima linea per cercare di arginare i danni

Il popolo di Mauritius è un popolo fiero e coraggioso e lo sta dimostrando proprio in queste ore. Non assiste impotente e rassegnato dinanzi la sciagura ambientale capitata alla sua sua isola, ma combatte in prima linea per cercare di arginare i danni.

“La natura non è un posto da visitare. È casa nostra”. Di fronte ad una delle tante immagini che in queste ore stanno arrivando dall’isola di Mauritius, viene da pensare che sia proprio così.

Il popolo di quest’isola dell’arcipelago delle Mascarene sta donando i propri capelli per provare ad arginare le migliaia di tonnellate di carburante riversatesi in mare.

L’ambiente naturale non è una cartolina, ma uno spazio da proteggere e, in questo caso, da curare.

Migliaia di persone stanno facendo l’impossibile per tentare di salvare il mare e la natura di Mauritius.

Il dramma del popolo di Mauritius

Il popolo di Mauritius dona i capelli per salvare il mare

Dal 25 luglio, giorno in cui la nave giapponese battente bandiera panamense MV Wakashio si è incagliata sulla barriera corallina di fronte a al Blue Bay Marine Park, è una lotta disperata quella del popolo di Mauritius per tentare di arginare le oltre 4 mila tonnellate di carburante che fuoriescono dal mercantile.

Così gli abitanti dell’isola dell’Oceano Indiano hanno messo a disposizione della loro barriera corallina persino i propri capelli.

Che, con cura, vengono infilati dagli anziani del luogo in apposite calze di nylon, tentando anche in questo modo di arginare la macchia nera del carburante che oscura i colori dello splendido mare mauriziano.

Le immagini che giungono da questa perla delle Mascarene mostra la lotta titanica del popolo di Mauritius, un popolo mite e gioioso incredulo di fronte alle logiche del commercio e della ricchezza, ma non domo.

Anche le foglie di canna da zucchero intrecciate con paglia e bambù costituiscono le armi che il popolo di Mauritius utilizza per cercare di assorbire le tonnellate di diesel e carburante sversatosi in mare.

“L’intera isola è sotto shock “, dice Sunil Dowarkasing, consulente ambientale ed ex parlamentare.

«La società civile sta intervenendo al posto dello stato nel tentativo di affrontare il problema”.

Petroliera incagliata

Un coraggio antico e un antico amore per la propria isola

Conosciuta dal pubblico di tutto il mondo relativamente da pochi anni, l’isola di Mauritius è storicamente un crocevia di etnie e popoli.

Anticamente costituiva il punto di smercio di materie prime e schiavi diretti da Oriente verso il nuovo mondo.

Dall’unione di storie e destini così diversi si è consolidata nei secoli una popolazione sempre sorridente e molto mite.

Capace di ospitare chi desidera godere di una natura veramente sorprendente, curata e coccolata come parte di se stessa.

Attonita l’isola di Mauritius, di fronte alla superficialità del comandante della nave mercantile che, a quanto sembra, si è avvicinato troppo alla costa per poter captare il segnale Wi-Fi.

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