Racconti

L’autista caccia la bambina dall’autobus perché non ha il biglietto, ma la rivede quando torna a casa

Scappa di casa per andare a trovare la nonna: l'autista non fa salire sull'autobus la bambina perché senza soldi ma poi la ritrova alla fermata

Un giorno, una ragazza non aveva i soldi per pagare il biglietto dell’autobus e l’autista caccia la bambina non riflettendo sul fatto che era piccola. Dopo quel gesto Jefferson ha fatto ritorno a casa dove ha visto la foto della piccola su Facebook, rimanendo scioccato. Così tornò a pensare alle parole che aveva rivolto alla ragazzina: “Non puoi salire senza i soldi. Ti prego di andartene perché devo continuare il percorso”.

La bambina, che doveva avere circa 7 anni, aveva solo pochi centesimi e quel giorno non era dell’umore per occuparsi di bambini. Nessuno degli altri passeggeri prestò attenzione a lei. “Per favore, signore. Voglio andare a trovare mia nonna” – pregò la ragazzina. “Allora vai a chiedere i soldi ai tuoi genitori e torna la prossima volta” – questa la risposta scontrosa di Jefferson, che poi la salutò con un cenno.

La ragazzina corrucciata era scesa dall’autobus con le spalle accasciate. Alla fine della corsa, Jefferson andò a casa, salutò sua moglie Greta e si sedette sul divano per riposarsi. Appoggiò i piedi sul tavolino da caffè, accese la televisione e prese il cellulare. Era ora di navigare sui social per rilassarsi. Il suo Facebook era pieno di post divertenti, aggiornamenti sulla sua famiglia ed altro. Ma uno dei suoi gruppi aveva condiviso una foto che attirò la sua attenzione. Si trattava di un post sulla sua città natale con una foto della ragazza che aveva cacciato poche ore prima dall’autobus.

Sull’immagine della piccola era sovrapposta la parola “Scomparsa” e continuando a leggere ha scoperto che era scomparsa da un giorno e che i suoi genitori stavano disperatamente cercando di trovarla.

autista caccia bambina

L’autista caccia la bambina dall’autobus e scopre che era scomparsa

Il corpo di Jefferson si gelò: lei era scomparsa e l’aveva fatta scendere dall’autobus. “Dio mio. Che cosa ho fatto?” – si chiese rammaricandosi. Così infilandosi le scarpe frettolosamente uscì di casa. “Dove vai?” – chiese Greta asciugandosi le mani su un panno. “Greta! Veloce! Chiama la polizia e questo numero” – le disse con concitazione Jefferson, mostrandogli la foto della ragazzina con un numero di telefono. “L’ho vista alla fermata dell’autobus qualche ora fa e l’ho rifiutata perché non avevo abbastanza soldi. La troverò, ma per favore fai le chiamate” – la esortò il marito.

“Mio Dio! Ok, quale fermata esattamente?” – chiese sua moglie, e lui le spiegò dove l’aveva vista. Greta è rimasta a casa per chiamare avvertendo le autorità ed i genitori della ragazza. Jefferson corse alla sua macchina, avviò il motore e quasi volò verso la fermata dell’autobus, sperando che la ragazzina si trovasse alla fermata. Non riusciva a credere a quanto fosse stato negligente. Era solo una ragazzina ed era sola. Mentre guidava velocemente verso la fermata, Jefferson si fece una promessa: di essere più attento in futuro, specialmente quando si trattava di bambini.

Una volta giunto sul posto vide una piccola figura seduta sulla panca dove l’aveva lasciata. “Grazie Dio! Sei qui!” – esclamò Jefferson mentre prendeva un respiro profondo e parcheggiava l’auto davanti a lei. “Si signore. Nessun altro autista mi ha fatto salire sull’autobus” – rispose la ragazzina dondolando un piede e guardando per terra. Jefferson decise poi di parlarle gentilmente con lei chiedendole il nome. “Sara. Non dovrei parlare con estranei” – questa la risposta della ragazzina. “Giusto. Ma ti prometto che non mi avvicinerò. Dimmi, Sara. Lo sapevi che i tuoi genitori ti stanno cercando disperatamente?” – le disse l’autista dell’autobus.

“Io? Ebbene… io…” – borbottò Sara che scoppiò a piangere. “Sei scappata di casa? Dove volevi andare?” – le chiese Jefferson. “Stavo andando a casa della nonna. Mia madre non voleva lasciarmi andare, ma volevo vederla,” – spiegò Sara, increspando le labbra. Jefferson sorrise e poi le disse: “I tuoi genitori ti stanno cercando e spero che arrivino presto. Starò con te fino al loro arrivo. Stai bene?”. La bambina sorrise, con gioia di Jefferson.

Pochi minuti dopo, la polizia ed un’altra macchina sopraggiunsero alla fermata. Una donna dopo essere scesa dall’auto corse verso Sara. La ragazzina si alzò e corse verso di lei, urlando: “Mamma!”. I poliziotti si avvicinarono invece a Jefferson per interrogarlo. Così raccontò tutta la storia e come si fosse pentito del fatto che l’autista caccia la bambina dall’autobus, per questo decise di uscire di casa per cercarla. I genitori di Sara lo ringraziarono di cuore per aver fatto quella chiamata: si sentì un vero eroe per la prima volta nella sua vita.

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